Leggendo il codice deontologico della professione e in particolar modo le caratteristiche distintive del commercialista come l’integrità, l’obiettività, l’indipendenza, la competenza e la diligenza non posso fare a meno di introdurre una qualità, a mio avviso, propedeutica a queste ultime e cioè la capacità di “ascoltare” del professionista.
In effetti quale addestramento o formazione abbiamo ricevuto che ci permetta di ascoltare in modo da poter comprendere realmente, profondamente, una situazione, dal punto di vista di un altro essere umano?
L’autore Stephen R. Covey, nel suo “Le 7 regole per avere successo”, evidenzia una regola d’oro per saper ascoltare e cioè:
Penso che questa regola, per quanto semplice possa apparire, racchiuda il senso di come dovrebbe ascoltare un buon commercialista per essere e non solo apparire indipendente, competente e soprattutto obiettivo.
Per ascolto empatico si intende l’intento di comprendere l’altro, significa sforzarsi di guardare il mondo nel modo in cui l’altro lo osserva, cercando di capire cosa prova. Ascolto empatico non significa essere d’accordo con qualcuno ma capirlo sia da un punto di vista emotivo che intellettuale.
Ascolto empatico significa astenersi dal: Valutare; Inquisire; Consigliare; Interpretare; Schernire. Generalmente ascoltiamo gli altri in modo autobiografico e tendiamo a rispondere valutando, inquisendo, consigliando e interpretando se non delle volte schernendo.
Per concludere, una giusta attenzione al modo di ascoltare può far emergere l’essenza della conversazione.
Imparare l’arte dell’ascolto può cambiare in meglio il nostro modo di fare consulenza, aggiunge quel non so ché di prezioso e unico che solo un professionista consapevole può dare.